Etty è una giovane donna di Amsterdam, intensa e passionale. Legge Rilke, Dostoevskij, Jung, il Vangelo. È ebrea, ma non osservante. I temi religiosi la attirano, spesso ne parla. Poi, a poco a poco, la realtà della persecuzione comincia a infiltrarsi fra le righe del suo diario, finchè un giorno annota: «La nostra distruzione si avvicina furtivamente da ogni parte, presto il cerchio sarà chiuso intorno a noi e nessuna persona buona che vorrà darci aiuto lo potrà oltrepassare».
Ma, quanto più il cerchio si stringe, tanto più Etty sembra acquistare una straordinaria forza dell’anima e sempre più si apre alla profondità del rapporto con Dio. Pur avendo la possibilità di fuggire, sceglie di condividere il destino del suo popolo e viene confinata a Westerbork, campo di transito da cui sarà mandata ad Auschwitz. Etty esalterà la bellezza della vita persino di quel «pezzetto di brughiera recintato dal filo spinato» e ringrazierà la possibilità di rimanere un «cuore pensante», continuerà a sentire che «il cielo è sopra la mia strada, il cielo è dentro di me».
Se la tecnica nazista consisteva innanzitutto nel provocare l’avvilimento morale e psichico delle vittime, si può dire che su Etty abbia provocato l’effetto contrario: un orizzonte sempre più ampio, libero e teso all’essenziale, aperto ad un’esistenza che è in se stessa «bella e ricca di senso».
Gianni Mereghetti è docente di Storia e Filosofia e si occupa di educazione. Ha un’intensa attività sia di accompagnamento a ragazzi e studenti, sia di collaborazione e confronto con educatori, genitori ed insegnanti di tutti i livelli.
Claudia Munarin è dottoressa in Filologia Moderna e Comunicazione.