Il nostro tempo è davvero qualcosa di inedito: non bastano più le parole abituali per afferrare i cambiamenti in atto e le analisi con cui si cerca di capire la crisi – o meglio le diverse crisi che attraversano il nostro mondo – sembrano armi spuntate.
Da un lato è sorta una capacità stupefacente di costruire, manipolare e controllare la realtà attraverso il potere tecnologico sempre più diffuso; dall’altro percepiamo uno smarrimento sempre più profondo riguardo al senso per cui stare al mondo e alla società che si vuole costruire.
Potenza della tecnica, povertà di beni e di significato.
Ma qual è la novità necessaria?
Gli amici che anche quest’anno stanno costruendo il preMeeting di Loano credono che essa stia nella realtà più nascosta, più essenziale, più decisiva di tutto il resto: il nostro io. E che perciò la domanda più utile nel nostro presente, quella che dunque riempirà gli spazi estivi della Marina di Loano, è: da dove nasce l’io? da dove viene il “volto” di ciascuno di noi?
È la domanda disarmata che Nicodemo rivolse a Gesù: «Come può nascere un uomo quando è vecchio?». Perché la vecchiezza è soprattutto quella dell’uomo che non ha più coscienza di se’.
Sono i versi da una poesia di Karol Wojtyla che danno il titolo al preMeeting 2019: l’immagine cui la poesia si riferisce è quella della Veronica che fissa Cristo mentre passa con la croce. Sul fazzoletto con cui la donna asciuga quel volto insanguinato rimarrà impresso l’immagine di Gesù: ciò le darà un nome (“vera-icona” / Veronica), un’identità e un compito nella storia.
L’io può rinascere solo da un incontro. Un incontro pienamente umano riapre l’io al suo desiderio di bellezza, di pienezza, di verità e di giustizia in modo così intenso che da solo non sapeva immaginare.
Perchè in ogni incontro vero è come se ciascuno si sentisse “preferito”, si sentisse dire “aspettavo proprio te”. Ciò che consente di affrontare l’incertezza e la confusione esistenziale della nostra epoca non è anzitutto uno sforzo di volontà o una coerenza etica. Nessuna tecnica per la “cura di sé”, nessuna riflessione ha la forza generativa di un incontro: solo una preferenza può ridarci a noi stessi.
E c’è un rapporto talmente originario che spesso resta sepolto al di sotto della consapevolezza: quello col Mistero che ci fa esistere. Accorgersi di “essere”, di non “essersi fatti”, aver coscienza che si è “chiamati” ad esistere è l’esperienza più indispensabile per tutta la cultura – per la scienza l’economia, la politica e l’arte: da essa dipende una posizione realistica rispetto a tutto ciò che ci circonda, la possibilità stessa di un impegno serio nella realtà.
Gli incontri, le testimonianze, le mostre e i concerti proposti in questi giorni al preMeeting di Loano anticipano il tema del Meeting di Rimini (che proprio quest’anno celebra il suo Quarantennale) e rilanciano il suo prezioso contributo a questo nostro complicato presente: solo l’incontro con persone “vive” può riaprire positivamente l’io di ciascuno di noi a tutte le dimensioni del mondo.